Mar 30 2018

la legge del più forte-ottocentotrentatre 30 03 2018

Published by at 9:26 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – OTTOCENTOTRENTATRE Da Repubblica, di cui per una volta sono al fianco: “ma è singolare che per anni nessuno si sia mai accorto di nulla”. Un po’ come Corte d’Appello e Cassazione delle sfere di cristallo Iori della Corte d’Assise di Cremona…. —-Giornalisticamente, il caso Bellomo – Francesco Bellomo, l’ormai ex consigliere di Stato, perché il vertice di palazzo Spada ne ha votato la decadenza il 10 gennaio – viene considerato “morto”. Storia nota, ormai. Eppure, dalla richiesta di rinvio a giudizio della sola procura di Piacenza, perché quelle di Milano e Bari vanno verso l’archiviazione, dopo oltre un anno di lavoro dei pm Roberto Fontana ed Emilio Pisante, emerge una domanda: se il padre di Francesca P. non avesse denunciato il caso al Consiglio di Stato, perché la figlia veniva «minacciata e molestata» da Bellomo e dal suo collaboratore Davide Nalin, pm di Rovigo in servizio all’epoca dei fatti, «che con condotte reiterate cagionavano a Francesca un perdurante stato di ansia e di paura, nonché lesioni personali di tipo psichico», come scrivono adesso i due pm, chi si sarebbe accorto di Bellomo e del suo singolare “metodo” di insegnamento?
Questa è la domanda che adesso bisogna porsi: com’è possibile che per anni Bellomo abbia applicato le sue regole singolari, abbia pubblicato le sue storie sessuali sulla rivista, di fatto ricattando le ragazze, senza che nessuno denunciasse il fatto? Tutti sapevano, ma tutti tacevano. Conviene allora fare una piccola antologia, a futura memoria, di chi era Bellomo per come lo raccontano i pm in base alle testimonianze delle ragazze, e come risulta dai verbali di Piacenza.
LE NOTE DEI PM
Scrivono i pm Fontana e Pisante per motivare i reati di stalking e lesioni dolose che contestano a Bellomo: «Egli poneva in essere un’attività di addestramento di Francesca, coinvolgendola in modo totalizzante e caratterizzata da rigide regole: obbligo di reperibilità istantanea, obbligo di verità, principio di gerarchia, in base al quale egli doveva venire al primo posto in assoluto e quindi ogni sua volontà doveva essere eseguita, obbligo di comunicare ogni spostamento, obbligo di svolgere attività sessuale ogni volta che Bellomo lo richiedesse, salvo oggettiva impossibilità assoluta». In caso di rifiuto? Bellomo «minacciava di pubblicare sulla rivista Diritto e scienza fatti e circostanze della vita privata della persona offesa, nell’estate del 2015 minacciava di fare di lei il caso del mese». Francesca «veniva sottoposta a interrogatori di vario genere, anche incrociati, e anche con la collaborazione di Nalin, riguardo alla sua vita sessuale, veniva ingiuriata come “p…”, in quanto donna che aveva compiuto “atti sessuali coperti da disvalore”. Bellomo e Nalin facevano «forti pressioni perché Francesca inviasse proprie foto nuda, anche in un periodo in cui la relazione sentimentale era interrotta». Quando lei disse a Bellomo che aveva sbagliato a dirgli di amarlo lui replicò che «avrebbe fatto di tutto perché ella non accedesse a nessun concorso pubblico e le diceva che aveva i mezzi per punirla».
CASO UNICO O COMPORTAMENTO SERIALE?
I tanti interrogatori dimostrano che il comportamento di Bellomo era seriale. Lo stessa Francesca racconta ai pm: «Mi dice che generalmente ha dieci fidanzate…, dieci donne. Perché quando una viene messa sotto pressione cade, e allora ce ne deve essere un’altra pronta, però non tutte sono attive».
Rivela Carla Pernice, la studentessa che ha presentato un esposto al Consiglio di Stato, ha testimoniato a Piacenza e con la sua faccia ha raccontato, anche a Repubblica Tv, cos’era la scuola di Bellomo: «Diciamo che le borsiste, tendenzialmente molte, quelle belle…avevano una relazione con Bellomo». Carla svela un’altra storia di Bellomo e la testimonianza della ragazza: «Sono molto preoccupata, non mi vogliono lasciar andare, tu non hai idea di quello che mi voleva far fare…ma hai letto “cinquanta sfumature di grigio”?». Ancora: «Lui la insultava, l’aveva aggredita per una minigonna, per un ‘mi piace’ messo su Fb, l’aveva dichiarata inferma di mente, Nalin aveva il ruolo di tutore, per cui lei doveva chiedere il permesso per qualsiasi cosa, per uscire, …era terrorizzata». Bellomo cita De Sade, chiede se lo ha letto, di fatto impone un contratto di sottomissione e di segretezza.
Interrogata dai pm questa ragazza rivela che Bellomo, contemporaneamente, aveva «una relazione con lei e con altre due studentesse», le impose un contratto in cui lui «doveva avere priorità assoluta, qualunque cosa stesse facendo», poi un «vincolo di segretezza», assoluta obbedienza alla gerarchia. La regola era: «Se la mia libertà viene limitata, lo deve essere anche la tua. Puoi uscire da sola, ma devi essere rintracciabile e quando ti chiamo molli chiunque sia con te appena il telefono suona. Prima ancora che un dovere sentimentale, è una logica conseguenza del principio di gerarchia, ubi maior minor cessat. Se non lo accetti, io non accetto il fidanzamento».
POTERE D’INTIMIDAZIONE
Ha raccontato un’altra ragazza ai pm di Milano: «Io avevo paura di lui. Anche per quello che aveva fatto passare a una borsista che si era ribellata. Era quella infangata sulla rivista, una sua ex, della quale pubblicava foto e notizie private. Addirittura bandì un concorso interno, chi avesse dato una spiegazione scientifica della sua condotta avrebbe avuto accesso ai “segreti industriali”». Erano le tracce dei temi del concorso? «Lui non l’ha mai detto, l’abbiamo sempre pensato noi. Pensavamo che se delle ragazze sono disposte, sostanzialmente, a stare con lui, come minimo dovevano avere le tracce. Ma io ebbi l’impressione che era pericoloso mettersi nelle mani di una persona del genere». Quando questa ragazza va al colloquio con Bellomo indossa una gonna lunga alla caviglia e scarpe da ginnastica. Lui le dice: «Com’è vestita oggi non va assolutamente bene, perché, non so se lo sa, ma le befane non vanno più di moda». Lei stessa testimonia che ormai gli articoli sulla rivista Diritto e scienza, già criptati, non possono più essere scaricati. Ma è singolare che per anni nessuno si sia accorto di nulla.
Cremona 30 03 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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