Mar 28 2018

la legge del più forte-ottocentotrentuno 28 03 2018

Published by at 10:48 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – OTTOCENTOTRENTUNO
Dal sito dell’Associazione nazionale magistrati, Anm, la difesa del collega di Genova Enrico Zucca: anche il giudice gode del diritto di critica che la legge riconosce ai cittadini:
—Non diventi censura la pratica aperta dal Csm sul sostituto pg della Corte d’appello di Genova Enrico Zucca dopo le polemiche seguite alle parole del magistrato in riferimento ai fatti del G8. Lo chiede l’Anm. “Apprendiamo – spiega l’Associazione nazionale magistrati – che presso la Prima Commissione del Csm e’ stata aperta una pratica a seguito delle dichiarazioni rese in un pubblico dibattito dal collega Enrico Zucca. Pur nel rispetto delle prerogative dell’organo di autogoverno e al di la’ di ogni valutazione di merito nelle varie sedi, nel richiamare il perimetro di applicabilità dell’art. 2 della legge sulle guarentigie, chiediamo che tale ultimo strumento venga utilizzato nei limiti previsti dalla norma e che non si trasformi in un veicolo di censura del diritto di critica e della libera manifestazione del pensiero, con possibili conseguenze sull’esercizio della giurisdizione”. Si tratta, sottolinea l’Anm, di diritti “riconosciuti a tutti i cittadini e dunque anche ai magistrati, pur nei limiti del rispetto del codice etico, che richiama ad equilibrio e continenza, nel rispetto delle Istituzioni. Vigileremo costantemente affinché i predetti diritti vengano sempre garantiti”—
Su questa pessima storia ho scritto la settimana scorsa: la mia tesi su Genova 2001 è che la Polizia doveva evitare la scuola Diaz e Bolzaneto, ma se uno vuol commentare che successe quei giorni deve raccontare e dar un giudizio, oltre che sulla scuola Diaz e Bolzaneto, sulla città messa a soqquadro da bande di teppisti; qui sotto le parole del sostituto Procuratore Enrico Zucca; per un’informazione completa sfogliare internet, ma le cose non cambiano: il sostituto Zucca ha sentito parlare solo della scuola Diaz e di Bolzaneto, per il resto, pacifiche dimostrazioni, che dimostrano quanto sia facile, la verità è quella che descrivo io! arrivare alla sfera di cristallo dei processi Iori.
—-LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – OTTOCENTOVENTITRE Dal Secolo XIX, quotidiano di Genova e per diffusione uno dei primi d’Italia; protagonista e unico attore della pagina il Pm Enrico Zucca, che ricorda i massacri di Genova 2001, solo quelli a opera della Polizia, naturalmente; ammesso ce ne fosse il bisogno, una prova diretta in più dell’errore giudiziario, che arriva anche alla sfera di cristallo di Cremona e al miracolo che trasforma le pastiglie di Xanax in gocce….. —-Dopo quattordici anni, tre processi e le bordate della Corte europea dei Diritti dell’uomo , c’è un magistrato che sceglie di parlare alla città dove non s’era mai presentato in pubblico, ma soltanto centinaia di volte in aula. Sono le sei del pomeriggio nel salone del Minor Consiglio a Palazzo Ducale, e trecento persone ascoltano Enrico Zucca che parte dal massacro della scuola Diaz dopo il G8 di Genova 2001 per dire cose tanto semplici quanto devastanti. Con un paio di rasoiate pure al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. L’incontro va in scena nell’ambito del festival La Repubblica delle idee , e vi partecipano oltre al magistrato i giornalisti Marco Preve e Carlo Bonini.
|La reazione – Pansa attacca Zucca: «Valutare azioni disciplinari» |
La rimozione
«Le vicende di Genova – insiste Zucca – devono essere studiate e ripensate oggi perché ci insegnano che quando lo Stato si sente minacciato, i nostri diritti vengono messi in discussione e i cittadini rischiano di trasformarsi in nemici. Nel dibattito parlamentare sulla legge contro la tortura non si fa riferimento, mai, a quel che accadde qui. È il sintomo d’una rimozione, come d’altronde certifica la locuzione che sentiamo usare spesso: “Fatti del G8”, quasi fossero lontani».
Zucca, oggi sostituto procuratore generale nel capoluogo ligure, è stato il pubblico ministero che, insieme al collega Francesco Cardona Albini, ha indagato sul pestaggio compiuto dalla polizia alla scuola Diaz dopo il supervertice: notte del 22 luglio 2001, irruzione dei celerini nell’istituto di Albaro dove dormivano decine di noglobal, pestati a sangue e uno di loro finì in coma.
«Ignorate le diagnosi»
Le prove furono taroccate e con sentenza definitiva sono stati condannati alcuni fra i principali dirigenti della sicurezza italiana, che avevano nel frattempo inanellato carriere supersoniche nonostante la mattanza. E il pm non si risparmia: «La Diaz porta alla luce problemi endemici: allo stato attuale la polizia rifiuta di leggere se stessa, e a questo punto è difficile non si ripetano più quegli errori. È come se le diagnosi dei medici fossero state perennemente ignorate». Eppure. «La Corte europea dei diritti dell’uomo, che recentemente ha condannato l’Italia poiché priva d’una legge contro la tortura, dice che i picchiatori furono impunemente coperti e soprattutto che la polizia italiana ha altrettanto impunemente rifiutato di collaborare».
Nomi e cognomi
Di più: «Attenzione poiché non si tratta d’un corpo astratto, ma con dei dirigenti: Gianni De Gennaro prima, poi Antonio Manganelli, quindi i suoi successori. Sono loro che hanno, lo dico ancora, impunemente, violato il dovere di sospendere e rimuovere i funzionari condannati. Mentre hanno dimostrato che si può silurare un agente da un giorno all’altro, per una banale frase scritta su Facebook (è successo con Fabio Tortosa, che nelle scorse settimane aveva esaltato il blitz sui social network, ndr)». Ce n’è pure per i giornali, sebbene non per tutti: «In molti hanno continuato a scrivere agiografie sui poliziotti imputati. Nei giorni precedenti la sentenza di Cassazione sui dirigenti s’invocava la ragion di Stato: quello che dovrebbe essere un cane da guardia, la stampa, si è trasformato a tratti in un cagnolino da passeggio». La magistratura: «Non ha mai levato un grido vero che difendesse le indagini, una parte di essa è stata a tratti contigua e collaterale». La domanda, non solo provocatoria: «Noi vogliamo una polizia che fa il braccio armato del governo di turno, o che appartiene ai cittadini?». Il tema successivo è forse il più cruciale: «È emersa non solo la capacità di usare una forza sproporzionata, ma la falsificazione delle prove finalizzate ad arresti che si ritengono giusti e doverosi in nome d’una malsana, appunto, ragion di Stato».
«Tutti glissano su Genova»
Insiste, Zucca: «L’unico modo corretto per definire quell’aggiustamento sistematico è corruzione per nobile causa, nobile nella testa di chi la commette. Ma si tratta pur sempre di corruzione, di perversione istituzionale per trarne giovamento in termini di carriera». Sul numero uno dell’anticorruzione Cantone, che si era detto «indignato» all’indomani del pronunciamento europeo laddove stigmatizzava comportamenti patologici della polizia italiana, è tranchant: «Non siamo messi bene, se una figura del genere non capisce che dopo il G8 ci fu proprio una forma di corruzione».
L’ultimo affondo è di nuovo sul tema più attuale, la legge contro la tortura: «Durante la discussione hanno tirato in ballo Beccaria e il ‘700, Abu Ghraib e i soprusi americani in Iraq, ma guai a parlare di Genova. Per com’è stata concepita, non punirebbe comportamenti come quelli della Diaz. E mi chiedo: cosa c’è dietro?».
Cremona 20 03 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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