Feb 27 2018

la legge del più forte-ottocentodue 27 02 2018

Published by at 6:34 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – OTTOCENTODUE Un bell’esempio, che ne spiega tanti altri successivi: col “Ragionamento”, specie in mano a un giudice forte e determinato, nessun risultato può essere escluso……. –Quando si dice giustizia ad orologeria, si dice giustizia ad orologeria. E c’è poco da scherzare. Noi siamo abituati da molti anni ad avere Silvio Berlusconi come vittima designata di questa pratica politica. Berlusconi ha pagato prezzi altissimi.
Per smontare questa macchina dell’ infangamento occorrerebbe un accordo politico. Tra tutti i partiti. L’impegno a non usare più le schifezze contro i propri avversari. Questo lascerebbe a bocca asciutta anche i giornalisti manettari…….
Resta il fatto che la giustizia ad orologeria, e in genere ( anche a prescindere dai tempi) la smania di alcuni pezzi della magistratura italiana di farsi largo in politica a colpi di avviso di garanzia, sono un bel problema. Non perché non sia giusto che i magistrati indaghino, se sentono odore di bruciato. Ma perché non è giusto che le indagini dei magistrati – che molto, molto frequentemente finiscono nel nulla – possano modificare i risultati elettorali. Di chi è la colpa di questo inquinamento del voto? Sicuramente una parte della colpa è di quel pezzetto della magistratura ammalato di protagonismo, che sovente apre indagini sui politici anche senza avere in mano indizi sufficienti ( e potrebbe essere il caso anche di Salvatore Caiata). In parte – in parte preponderante – la colpa è dei giornalisti che usano gli avvisi di garanzia come fionde, e che li considerano “condanne”; e di un bel pezzo del mondo politico che quando vede un avversario in difficoltà per ragioni giornalistico- giudiziarie gli si avventa addosso e lo massacra, anche se c’è il fondatissimo sospetto che sia innocente……. Tanti anni fa, nei primi anni 50, la sinistra ( i comunisti) costruirono un clamoroso scandalo contro il figlio di un dirigente della Dc candidato a succedere a De Gasperi. Si chiamava Attilio Piccioni, il dirigente Dc, e suo figlio si chiamava Piero ed era un musicista di prim’ordine. Fu accusato di aver partecipato a un festino sulla spiaggia di Torvajanica nel corso del quale sarebbe morta una ragazza romana che si chiamava Wilma Montesi. Non era vero. Quella sera Piero era con Alida Valli, però non lo disse, per discrezione e per rispetto verso l’attrice. Non si seppe mai come era morta Wilma, sicuramente Piero Piccioni non c’entrava niente. Questo però lo si accertò dopo un paio d’anni. Intanto Attilio Piccioni aveva perso la sua partita nella Dc e Piero era stato riempito di melma. La Dc si vendicò, qualche anno dopo, e incastrò un intellettuale vicino al Pci fotografandolo e coinvolgendolo in uno scandalo sessuale. Il poveretto fu costretto a ritirarsi dalla politica. Subito dopo i partiti più importanti sottoscrissero una specie di patto segreto: «Mai più useremo scandali sessuali o simili, uno contro l’altro». Il patto resse una quarantina d’anni, più o meno fino al caso Ruby… Sarebbe una bella idea riprendere alcune abitudini della Prima Repubblica. Mica era poi così male la Prima Repubblica.

Cremona 27 02 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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