Dic 06 2017

la legge del più forte-settecentoventi 06 12 2017

Published by at 1:37 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – SETTECENTOVENTI
In fondo l’articolo di Repubblica su una sentenza che ha divertito certi politici di destra, che come quasi sempre in tema di giurisdizione non han capito un cazzo; ridono perché è toccata agli “altri” e non vedono l’ovvio, che gli “altri” in genere son loro, a cominciare da Berlusconi; il filo conduttore non deve essere ridere della Barracciu, ma esaminare i punti noti del processo, almeno quelli finiti sulla stampa; che non sono certo “tirati” come quelli dei tre processi fotocopia che han condotto all’ergastolo Maurizio Iori, ma che devono far riflettere.
I media lo scrivono, non tutti, ma non lo sottolineano come sarebbe esatto: la condanna, del 2017, si riferisce a spese correnti degli anni 2004/09; per 81mila euro, cioè 16mila l’anno; date e cifre fan capire anche al più livoroso di noi quanto sia complicato difendersi, specie per un politico che non ha l’obbligo di registri e partita doppia, e se gli capita un giudice che vede le cose a modo suo; da WikipediA, il processo Marino, l’ex sindaco di Roma:
–L’accusa, gravitante intorno all’ipotesi di reato di peculato, suscita polemiche alimentate anche dalla entrata in scena di ristoratori, ambasciatori, esponenti della Comunità di Sant’Egidio, indicati nei giustificativi del Comune come commensali del Sindaco, e tutti trovatisi a smentire con una certa decisione. Ignazio Marino dichiara agli inquirenti che le spese contestate risalivano all’inizio del mandato di Sindaco e, a causa di un cambiamento organizzativo, sono state compilate dagli uffici comunali con circa un anno di ritardo, ricostruendo in base all’agenda del Sindaco i probabili impegni di rappresentanza, con firme sui giustificativi non appartenenti al Sindaco. Il 7 ottobre 2016 il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Roma assolve Marino da tutte le accuse con formula piena: dall’accusa di peculato e falso perché “il fatto non sussiste” e dall’accusa di truffa perché “il fatto non costituisce reato”–
—L’ex sottosegretaria alla Cultura del Governo Renzi, Francesca Barracciu (Pd), è stata condannata a 4 anni di reclusione per peculato aggravato nell’ambito dello scandalo sui fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna e spesi per fini non istituzionali. La sentenza è stata pronunciata dalla seconda sezione del Tribunale di Cagliari dopo circa un’ora e mezzo di camera di consiglio. Il pubblico ministero Marco Cocco aveva chiesto per l’imputata 5 anni di carcere. Barracciu è imputata per i fondi ricevuti quando era consigliera regionale.
“Ricorrerò in appello – ha dichiarato Francesca Barracciu – sono scossa, ma comunque serena, perché questo è soltanto il primo tempo di una partita che ne dura tre”. “Leggeremo poi le motivazioni che hanno indotto a condannarmi”. “Sono stati quattro anni molto duri – ha aggiunto – ho rinunciato, unica in Sardegna raggiunta dall’accusa di peculato, alle cariche che rivestivo, e per questo mi sono ritrovata in solitudine. Ma questa situazione mi ha rafforzato molto. Facendo tesoro della mia esperienza, spero di essere diventata una persona migliore e con questa forza affronterò il secondo grado”.
Fedelissima di Renzi, è stata coinvolta da circa due anni nell’inchiesta sulle spese pazze del consiglio regionale della Sardegna (complessivamente 85 indagati di sinistra e di destra, una ventina già a giudizio). Ed è stato lo stesso Renzi a farla dimettere da sottosegretario. Barracciu, che si è sottoposta a due interrogatori davanti al pubblico ministero, ha precisato di aver speso una parte dei fondi ai gruppi per dei rimborsi benzina legati ai viaggi fatti in ragione del suo ruolo politico ma non ha saputo dare una spiegazione alle tante incongruenze contestategli successivamente dagli inquirenti.
L’accusa aveva chiesto lo stralcio della posizione di Barracciu, alla quale contestava spese anomale per circa 81 mila euro, senza adeguati giustificativi. La seconda sezione del tribunale civile di Cagliari, presieduta da Massimo Poddighe, ha pronunciato il dispositivo della sentenza, alla presenza dell’imputata e del suo legale Franco Luigi Satta. Il pm aveva chiesto una pena di 5 anni.
A Barracciu sono state riconosciute le attenuanti generiche. La condanna riguarda le spese dal 17 novembre 2004, durante la legislatura 2004-2009, a guida Renato Soru, nel cui listino bloccato l’ex sindaca di Sorgono (Nuoro) era stata eletta consigliera. Il reato di peculato per lei è stato dichiarato prescritto per il periodo precedente al 17 novembre 2004, quindi per i primi mesi della legislatura. La sentenza sarà ora trasmessa alla procura della Corte di Conti.
Nell’autunno 2013 Barracciu aveva vinto le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato presidente della Regione Sardegna per poi ritirarsi dopo le pressioni del suo partito, il Pd. Le elezioni, la primavera successiva, erano state vinte dall’attuale presidente della Regione, Francesco Pigliaru. La sentenza arriva nel giorno in cui è in Sardegna il segretario del Pd Matteo Renzi, sotto il cui governo Barracciu era stata sottosegretaria.

Cremona 06 12 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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