Lug 23 2017

la legge del più forte-cinquecentonovantuno 23 07 2017

Published by at 4:47 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CINQUECENTONOVANTUNO
Dal Dubbio on line; se per un luminare come Franco Coppi i limiti, gravi! del processo penale sono quelli sotto, lasciamo ogni speranza, qualsiasi giudice lo voglia può sentenziare a sfere di cristallo, come nel caso Iori: —Ci parli del penale.
-Nel 1989 abbiamo adottato il rito accusatorio. L’idea di fondo era quella di superare il codice Rocco e di arrivare ad una effettiva parità fra accusa e difesa. La realtà è che questa riforma del processo penale è stata fatta “all’italiana” e adesso abbiamo un rito che sostanzialmente è rimasto inquisitorio, solo con i tempi molto più lunghi. -Può farci un esempio? -Certo. Nel rito inquisitorio il processo si celebrava sulla base degli elementi raccolti dal pubblico ministero. Con l’attuale rito la prova deve formarsi in dibattimento attraverso il contraddittorio fra accusa e difesa. Bene, con il meccanismo delle contestazioni, ovvero il dare lettura da parte del pm dei verbali delle dichiarazioni rese nelle fase delle indagini preliminari dalla persona che viene sentita nel corso del processo, entra nel fascicolo del dibattimento ciò che ha fatto il pm prima e a prescindere da qualsiasi attività difensiva: materiale che quindi sarà utilizzato dal giudice per la sua decisione pur se la difesa non aveva alcun ruolo in quella fase– Il rito è rimasto inquisitorio perché il Pm può leggere quanto ha fatto prima del processo? Prima di tutto, continuo a ripeterlo, se si vuole contrastare una casta che tutto può perché di nulla risponde, è molto più efficace scendere sui casi concreti, perché sui principi generali per aver ragione basta un minimo di dialettica; il Dubbio stesso riporta in questi giorni due casi, un Pm di Udine che fa perquisire studio e casa degli avvocati perché consigliano al cliente di avvalersi della facoltà di non rispondere; il Consiglio superiore della magistratura, nell’intervista a Coppi vien chiesta anche la ragione della lentezza del processo penale, approva un collega che stende le motivazioni in tempi che vanno da un anno e mezzo a sei; e per finire, l’amara dichiarazione di Coppi stesso, letta la motivazione che condanna definitivamente Berlusconi: mi sono accorto d’aver parlato due ore e mezzo senza che i giudici, di Cassazione! nemmeno mi ascoltassero. Il problema vero della “parità” nel processo penale, del civile non parlo perché so nulla, non sta nei poteri assegnati dalla legge al Pm o in altre diavolerie, ma che l’avvocato, fosse il più grande della Storia, può tirare fuori tutte le argomentazioni che crede, ma se il giudice o Pm che sia non ha voglia o non si sente di ribatterle, e i processi Iori ne sono zeppi, parla d’altro e decide altro. E non ne risponde mai, sfere di cristallo comprese.
Ceriana 23 07 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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