Lug 21 2017

la quintessenza della cremonesità-duecentosessantadue 21 07 2017

Published by at 11:07 am under costume,cronaca cremonese,Striscia La Provincia

LA QUINTESSENZA DELLA CREMONESITA’ – DUECENTOSESSANTADUE Questa, da www.cremonaoggi.it, il miglior informatore cremonese, è la Cremona retta dal Sistema, che ci mette un po’ di tempo ad accorgersi del petrolio che inquina; ancor più tempo, a dirgli di smettere: —Nuovi dettagli sulle operazioni in corso presso l’ex raffineria Tamoil. Ieri mattina i tecnici comunali hanno incontrato i responsabili delle ditte che stanno eseguendo i lavori preliminari alla demolizione delle fiaccole e dell’impianto di ‘blow – down’. Si tratta di componenti dell’impianto industriale che Tamoil è riuscita a vendere (per la precisione l’acquirente è la Cfm di Marghera); ad eseguire le demolizioni è un’altra ditta specializzata. Eccetera— Questa invece, l’editoriale di capitan Voltini sul bollettino Coldiretti, è la Cremona che tanti vorremmo; scritto lungo, ma che si legge d’un fiato, quando si ama Cremona……
COLDIRETTI E SISTEMA CREMONA: SECONDA PUNTATA

Nell’ultimo editoriale pubblicato da questo nostro giornale, avevamo espresso il nostro punto di vista sul Sistema Cremona: su quello che è e su quello che invece vorremmo che fosse. Al quotidiano della Libera, La Provincia, l’editoriale ha fornito l’occasione per una serie di interviste ai maggiorenti della cremonesità, quasi tutti ferocemente critici e preoccupati per l’assalto perpetrato da Coldiretti e dal suo Presidente Voltini. Purtroppo, non tutti gli intervistati avevano letto bene quello che avevamo scritto. Se lo avessero fatto e ne avessero afferrato il senso, avrebbero evitato, criticandolo, di offendere tutta quella parte sana, operosa, intraprendente e capace del “sistema Cremona” che Coldiretti vuole difendere e valorizzare.
Le nostre preoccupazioni sono invece rivolte alla degenerazione del Sistema Cremona, a quel mondo ed a quelle persone che si rifiutano di aprire gli occhi di fronte ai problemi, ostinandosi – per superficialità, miopia o interesse personale – a trovare un nemico in chiunque osi mettere in discussione metodi, politiche e modelli di gestione di enti e strutture che stanno perdendo pezzi e che in assenza di correzioni di rotta rischiano di naufragare. Di esempi concreti ne avremmo più d’uno, tuttavia da queste pagine ci sembra innanzitutto opportuno soffermarci su alcune questioni di metodo. Vogliamo spiegare ai nostri Soci ed ai nostri lettori perché Coldiretti è differente (rispetto al panorama delle rappresentanze) e perché – oggi più che mai e soprattutto a Cremona – ci sono ulteriori ragioni per aderire e sostenere Coldiretti.
La collezione di titoli apparsi su La Provincia (“Reagire all’attacco di Coldiretti”, “Tutti devono dire da che parte stanno”, “Colpo di mano della Coldiretti ordinato da Roma”, solo per citarne alcuni) ha il sapore di una chiamata alle armi per difendere strenuamente l’ordine costituito. E’ proprio questo, forse, l’aspetto più deprimente del rapporto tra Coldiretti e coloro i quali si sentono paladini della “cremonesità”. Criticano ferocemente Coldiretti, le nostre iniziative e i nostri progetti senza avanzare mai nemmeno uno straccio di proposta, senza avere un progetto alternativo, una visione diversa sulla quale magari confrontarsi. Macché, c’è un evidente timore ad affrontare un contraddittorio perché è ormai chiaro a tutti che non ci sono idee da contrapporre, né punti di vista diversi. C’è solo la difesa dello status quo, anche laddove è più che evidente che le cose stanno andando male!
Si tratta di un modo di fare – quello del Sistema Cremona allo sbando – che non appartiene a Coldiretti. Noi non ci siamo mai permessi di criticare i progetti altrui senza avere prima elaborato una nostra proposta.
E’ per questo che non abbiamo mai avuto paura nell’affrontare in perfetta solitudine anche le battaglie più impegnative. Eravamo criticati e derisi da tutte le Organizzazioni Agricole quando – per sostenere le istanze dell’agricoltura italiana – abbiamo lanciato il Patto con il Consumatore e l’etichettatura di origine, cercando alleanze nella società civile, nell’associazionismo sensibile ai temi dell’ambiente e della salute. “Coldiretti non difende più gli agricoltori” dicevano, anche se da allora – mettendo a frutto anche quelle alleanze – abbiamo ottenuto il riconoscimento di una nuova centralità dell’agricoltura e tanti risultati importantissimi.
Abbiamo dimostrato di saper fare il nostro mestiere fino in fondo e oggi – sia nei confronti della pubblica opinione e dei cittadini consumatori, sia nei luoghi in cui si decide del peso del mondo agricolo – Coldiretti è più forte, più riconoscibile, più incisiva e più in grado di far valere il suo peso contrattuale.
L’ammodernamento del settore con la legge di orientamento, la nuova definizione di imprenditore agricolo, l’introduzione della multifunzionalità, la tutela del Made in Italy, la battaglia contro gli Ogm in agricoltura, le agevolazioni fiscali, le correzioni della Riforma Pac, ecc… fino ad arrivare a quest’ultimo anno in cui abbiamo addirittura ottenuto l’azzeramento di Imu, Irap e Irpef per le imprese agricole italiane, con un beneficio economico che supera 1,3 miliardi di euro.
Dall’altra parte, invece, si è persa la memoria della marcia su Arcore, delle spedizioni a Roma contro il decreto Zaia e di altre simili iniziative che non hanno lasciato alcuna traccia. E nemmeno quel matrimonio tra sigle chiamato Agrinsieme ha cambiato i termini del confronto: noi sempre da soli, ma sempre vincenti.
Coldiretti è differente, non c’è dubbio, e di questo e della nostra coerenza dobbiamo essere orgogliosi. Una delle questioni più recenti, che tanto appassionano gli editori de La Provincia, e nella quale si misura la coerenza di alcuni protagonisti è quella dell’APA di Cremona. Gli allevatori sanno bene che quando, qualche anno fa, si concretizzavano i primi pesanti tagli al sistema-Allevatori (che in pochi anni hanno ridotto le risorse dell’80%), Coldiretti rimase sola soletta a reggere l’AIA; affrontando una faticosa ristrutturazione che non aveva solamente l’obiettivo di “salvare” l’AIA insieme alle APA, ma anche di rilanciarne le funzioni con servizi migliori e più utili per gli allevatori.
Le altre Organizzazioni, nel frattempo, si defilavano. Un po’ come il comandante Schettino dalla Costa Concordia. Addirittura Confagricoltura – che oggi piange il calo di risorse pubbliche per l’APA di Cremona – è l’Organizzazione che si è battuta da protagonista per far azzerare i contributi al sistema-AIA. Coldiretti invece, come detto, si è rimboccata le maniche e sta portando avanti il proprio progetto di ammodernamento delle associazioni allevatori. Contano i fatti, e non importa se qualcuno ci dipinge come coloro che a Cremona vogliono distruggere l’Apa ed eliminare i servizi per gli allevatori. E’ vero il contrario!
Anche sul Consorzio Agrario di Cremona abbiamo un progetto di rilancio e lo stiamo portando avanti. Anche qui abbiamo subìto molte critiche, ma siamo andati avanti lo stesso, nell’interesse di tutti gli agricoltori cremonesi. Anche qui qualcuno si è defilato: non per sfuggire al naufragio, ma per cercare di provocarlo. Tutto inutile, dato che oggi il Consorzio, in mani Coldiretti, corre più di prima.
Abbiamo idee e progetti anche per Cremonafiere. Al di là del recente accordo con Montichiari e Bergamo, anche qui è necessario cambiare strada, visti i risultati dell’ente in questi ultimi anni. Negare l’evidenza – raccontandosi che tutto va bene e che il solo problema è Coldiretti – è un modo sicuro per affossare la Fiera e per portare i soci della stessa nelle mani di qualcuno disposto a ricapitalizzare decidendo però le politiche e le linee d’azione in barba agli interessi dei cremonesi. Vogliamo parlarne oppure è meglio far finta di niente e andare avanti così?
Anche per la Camera di Commercio abbiamo proposte e progetti che forse troveranno orecchie più sensibili nella nuova riconfigurazione dell’ente camerale allargato a Mantova e Pavia.
L’elenco potrebbe continuare, ma servirebbe solo a ribadire il concetto: di fronte alle idee di Coldiretti, il vecchio Sistema Cremona risponde sempre e solamente con sterili critiche e zero proposte!
Ecco perché viaggiamo quasi sempre da soli: per responsabilità e coerenza verso i Soci, perché abbiamo dei progetti che non siamo disposti a sacrificare, perché perseguiamo un’idea di futuro per l’agricoltura italiana e cremonese che vogliamo realizzare a tutti i costi.
Certo, sarebbe stato tutto più comodo se avessimo continuato a perdere spazi di rappresentanza sull’economico e se ci fossimo tenuti lontani da un confronto virile con la politica, con le rappresentanze, con le multinazionali.
Le nostre porte, però, restano sempre aperte per tutti coloro che vogliono bene a questo Paese, a Cremona e alla sua Agricoltura. Devono però essere disposti a confrontarsi con proposte concrete, mettendoci la faccia, per costruire o per ricostruire, per migliorare guardando avanti.
Ebbene, noi Coldiretti siamo fatti così: quando serve, non siamo capaci di tirarci indietro! Ed abbiamo anche le energie, la determinazione, le risorse e la forza per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.
Anche in questo, Coldiretti è differente.

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