Giu 27 2017

la legge del più forte-cinquecentosessantacinque 27 06 2017

Published by at 5:46 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CINQUECENTOSESSANTACINQUE
Venerdì a Brescia inizia il processo d’appello a Massimo Bossetti; combinazione il presidente della Corte è Enrico Fischetti, lo stesso del caso Iori; la prova principale se non unica contro Bossetti è il Dna trovato sulla biancheria di Yara; qui sotto, tratto dal mio libretto “Il caso Iori”, il capitolo sui Dna, che viaggiano a richiesta delle Corti di Cremona, Brescia e della Cassazione; se la difesa Bossetti volesse staccare il biglietto di viaggio per l’unico Dna, il presidente Enrico Fischetti che potrebbe rispondere di diverso da quanto accettato e stabilito nella sua motivazione Iori?
—–Dal processo di primo grado: “Profilo misto Ornesi/Iori su tappo di plastica verde di una bombola:
Appare verosimile che l’imputato, avendo portato in casa di Claudia le 4 bombole ed i 4 fornelletti all’asserito scopo di scaldare le salse, abbia mostrato a Claudia, per farle vedere come funzionava, una bombola, toccando insieme a lei un tappo e dimenticando poi, nella fase finale, di eliminare le sue tracce da tale reperto.
Profilo misto Claudia Ornesi/Iori Livia sulla manopola di una bombola: ad avviso della Corte, l’ipotesi più probabile è che il rinvenimento delle tracce in questione sia frutto di una accidentale contaminazione.
Al riguardo deve rilevarsi che nel corso dell’udienza del 24 ottobre 2012 sono stati lungamente sentite tutte le persone ( personale medico e paramedico, vigile del fuoco, poliziotti) che fecero ingresso nell’appartamento dopo la scoperta dei cadaveri ed a ciascuna, sia nelle indagini preliminari che in dibattimento, è stato chiesto di ricostruire la sua condotta e la sequenza dei movimenti e delle azioni compiute.
In tale contesto è emerso come dato certo che bombolette e relativi fornelli vennero trasportati dalla stanza da letto al balcone dai soccorritori che, muniti di guanti di lattice, avevano in precedenza toccato entrambi i cadaveri ( per effettuazione elettrocardiogramma, rianimazione ed altro).
In particolare la infermiera Pernatsch, già citata per la precisione dei suoi ricordi, ha ricordato che dopo i disperati tentativi di rianimazione ella stessa prese almeno due delle bombolette, toccò proprio le manopole dei fornelli facendole girandole per chiudere l’eventuale erogazione, portando poi le bombolette stesse sul balcone e che identica manovra fu fatta da uno dei volontari della Croce Verde per le altre due bombole. Pertanto, attesa la sequenza dei fatti, è ben possibile -come confermato anche dai consulenti tecnici- che i guanti dei soccorritori ( la Pernatsch e il volontario), toccando i cadaveri, abbiano raccolto tracce biologiche dei medesimi e che un guanto, così ‘contaminato’, abbia trasferito il Dna sulla manopola di una delle bombole, non semplicemente sfiorata o toccata, ma appositamente ( e quindi con una certa intensità) azionata e ruotata per la chiusura.
Solo per mero accidente, dopo la morte, una traccia biologica di Claudia Ornesi raccolta dal dr. Lupi, fu da lui trasferita su uno dei blister che esaminò.”
Riassumendo, per la Corte di primo grado tutti i Dna, senza eccezione, vanno intesi
come non fossero nati dove la Scientifica li ha trovati; oppure eran lì, ma a viaggiare dev’esser l’interpretazione; e tutti in una sola direzione: a dimostrare la colpa di Maurizio Iori! E i mezzi di trasporto, non si accusi la Corte di superficialità! son tutti puntigliosamente elencati: non si sa quando; tutto induce a ritenere; appare verosimile; potrebbe ben essere; è ben possibile; appare molto probabile. Bossetti, all’inizio del processo, ha provato a dire che il suo Dna sulla biancheria di Yara era frutto d’un trasporto, poiché perde sangue dal naso, di frequente; un solo trasporto, non i molti del nostro caso; il distretto giudiziario è sempre quello, anche il ricorso Bossetti finirà alla Corte d’Appello di Brescia; se i suoi difensori decidono di riprendere il tema del “Dna Iori piccione viaggiatore”, che decideranno i giudici?
Una delle poche note condivisibili della Cassazione è che la sentenza della Corte d’Appello sia quasi una fotocopia del primo grado; scritta con maggior cura e precisione, certo; e se il lettore non ha voglia di leggersi i testi integrali, basta la spiegazione dell’unico di Dna di Claudia Ornesi sui blister di Xanax:
“Se quella repertata e accertata è l’impronta lasciata ‘volontariamente’ da Claudia e se Claudia, per poter somministrare lo Xanax a se stessa e a Livia, ha necessariamente preso in mano tutti i blisters, come si spiega che soltanto su un blister sia stata rilevata la traccia biologica di Claudia? Ebbene occorre obiettivamente riconoscere come l’ipotesi del suicidio allargato non consenta di rispondere agevolmente a questo interrogativo. L’eventualità che Claudia, nel maneggiare i 10 blisters, abbia potuto lasciare il proprio Dna soltanto su di uno solo, risulta infatti concettualmente mortificata dalla sin troppo notoria circostanza che la pressione sui blisters sarebbe stata sempre la stessa. Per contro, la possibilità che sia stato l’imputato che, dopo aver stordito Claudia con la somministrazione clandestina (in cibo o bevande) del farmaco, abbia preso un dito della mano della donna e l’abbia fatto pigiare su uno dei blister, all’evidente fine di lasciarvi quell’impronta per dimostrare il suicidio allargato, finisce per fornire una più plausibile risposta al suddetto interrogativo”.
E’ uno dei tanti passi del procedimento a dimostrare che il cittadino e il giudice italiano vivono in mondi completamente diversi, per scelta del giudice. Già motivare un ergastolo con termini (su una prova fondamentale, essa sola può decidere) come la
possibilità che sia stato l’imputato e la somministrazione in cibo o bevande dimostra il più assoluto disprezzo per la regola fondamentale del 533cpp, la condanna se la colpa è certa al di là di ogni ragionevole dubbio; ma quel che è ben peggio, è la manita de dios, che fa dimenticare, in fila! alle tre Corti, ciò che ha dichiarato in udienza, senza obiezioni di sorta dei colleghi della Procura e della Parte civile, il consulente della Difesa Massimiliano Capra, che le impronte restano nel 10% dei casi!
E non è finita qui; si può dare del buonanulla in mille maniere, senza usare la parola; Maurizio Iori è il primo, immediato buonanulla: pur avendo ogni possibilità di pigiare il dito di Claudia su tutti e venti i lati dei blister, lo fa su uno solo!

Cremona 27 06 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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