Giu 26 2017

la legge del più forte-cinquecentosessantaquattro 26 06 2017

Published by at 8:43 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CINQUECENTOSESSANTAQUATTRO E’ la parte finale di un articolo di Pietro Tony (ex giudice della corrente Magistratura democratica, ora in pensione) per il Foglio del 12 ottobre 2016. Articolo troppo lungo per un blog, lo presenterò giorno per giorno. Qui poche righe su una questione di elementare buon senso: la separazione delle carriere, per consentire al giudice d’essere realmente terzo tra Accusa e Difesa, non collega dell’Accusa, come oggi. Nei processi Iori tutto è filato sulle conclusioni della Giudiziaria, confermate dalla Cassazione; nella scale degli argomenti il primo naturalmente è, non solo Maurizio Iori, chiunque, possa dar di nascosto tanto di quell’ansiolitico, lo Xanax, da causare alle vittime “un’intossicazione acuta”. Poche righe dalle conclusioni della Procura, in primo grado, a Cremona: “Dopo aver stordito Claudia, lo Iori si mise i guanti ed iniziò la sua opera: prima di tutto tolse la corrente elettrica, cercò e trovò la copia della lettera scrittagli da Claudia (siamo dopo le 22 00 del 20 luglio 2011, è noto che al buio si vede meglio, n.d.r.)…… quindi trascinò Claudia sul suo giaciglio, dopodichè, probabilmente, fece trangugiare altro Xanax a Claudia, profittando della sua semi incoscienza” Non fossero colleghi, Procura e Corte, nonostante la sacralità dell’Aula e del momento, i muri avrebbero tremato dalle risa…… —C’è da restare esterrefatti. Per tutto ciò. Ma soprattutto perché continua il silenzio delle istituzioni – la solita censura del silenzio? paura di far innervosire la cd casta? – sul problema più importante della giustizia penale, quello strutturale relativo alle sue fondamenta ossia alla separazione delle carriere. E’ codesta la causa principale delle accennate gravi disfunzioni ossia dei ricordati mostri giudiziari. Perché senza separazione – stessa carriera di appartenenza, stessa casa ed organizzazione, stesso Csm, stessa autorità disciplinare, stessa quotidiana familiarità – viene spesso a mancare la necessaria equidistanza e terzietà del giudice (art. 111 Cost.) e il procedimento – con il difensore spesso relegato nel ruolo di convitato di pietra – non può non restare altamente inquisitorio con buona pace per l’etichetta accusatoria. Con gip e tribunale della libertà sempre meno incisivi nella loro funzione di organi di garanzia. Con indagini che, più che ricostruire orizzontalmente il puzzle dell’accaduto, con sinergiche disinvolture non poche volte edificano verticalmente il fascicolo, rimpolpando pazientemente l’iniziale ipotesi accusatoria. Insomma con giudici e pm che, avvinti in un appassionato abbraccio per via di tanti comuni interessi, non possono disinteressarsi dell’immagine della categoria. E’ poco? Si può non gioire per una qualsiasi riforma, una qualsiasi che rompa il ghiaccio della diffusa inefficienza? Vogliamo restare tutti in silenzio per altri 30 anni? 30+30 fa 60, forse troppo per un sistema che langue a discapito delle persone.
Cremona 26 06 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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