Mag 23 2017

la legge del più forte-cinquecentotrenta 23 05 2017

Published by at 10:36 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CINQUECENTOTRENTA
Non stupiamoci delle sfere di cristallo che accompagnano Maurizio Iori all’ergastolo per un evidente suicido capovolto in omicidio: quando al giudice italiano si permette tutto, il giudice se lo prende senza nemmeno ringraziare, il tutto. Il caso alla moda, la pubblicazione delle telefonate di Renzi senior; dalla Stampa, il parere del successore di Davigo Piercamillo alla presidenza dei giudici, Eugenio Albamonte:
–La pubblicazione di queste ultime intercettazioni, ancora coperte da segreto investigativo, è gravissima. E’ un reato. Non è solo questione di rispetto alla persona ma un danno all’inchiesta. Il pm che sta lavorando ha il diritto alla segretezza perché i soggetti al centro dell’indagine non possano prender le contromisure–
E’ un reato la pubblicazione, non chi ha passato al giornale l’intercettazione: o un Pm o uno della Giudiziaria. In condizioni normali, cioè di non sudditanza, chiunque, a partire dal giornalista della Stampa, ricaccerebbe in gola a Eugenio Albamonte le parole che s’è permesso. Ma in Italia perfino il presidente del Consiglio scende a patti coi giudici, figuriamoci giornalisti e addirittura avvocati, i primi a esser presi in giro davanti al pubblico. Dal Dubbio on line:
–La Costituzione tutela il diritto alla difesa e pubblicare quelle intercettazioni ha violato il rapporto avvocato- cliente, essenziale per la democrazia. L’avvocato Valerio Spigarelli, ex presidente dell’Unione Camere Penali e professore di procedura penale presso la scuola di specializzazione per le professioni legali de La Sapienza di Roma, commenta il contenuto lo “scoop” del Fatto Quotidiano, che sul quotidiano di ieri 18 maggio, a dato spazio ai virgolettati di una telefonata intercettata tra l’avvocato Federico Bagattini e il suo cliente, Tiziano Renzi. Avvocato, proviamo a mettere ordine. Era pubblicabile la conversazione tra Tiziano Renzi e il suo legale Assolutamente no, e quanto pubblicato da Il Fatto Quotidiano è l’ennesimo episodio che dimostra l’assoluta inciviltà del nostro ordinamento, con riguardo al rispetto delle guarentigie del difensore. L’articolo 103 del codice di procedura penale infatti, dice chiaramente che non è consentita l’intercettazione relativa a comunicazioni tra difensori e le persone da loro assistite. Come è tutelato dall’ordinamento il rapporto cliente- avvocato? Il diritto di difesa è inviolabile, lo stabilisce l’articolo 24 della Costituzione. Poi gli articoli 96 e seguenti del codice di procedura penale disciplinano l’inviolabilità dei rapporti avvocato- cliente, che in democrazia è un rapporto essenziale. Di più, è quello che distingue gli ordinamenti giuridici democratici e quelli che non lo sono. E l’Italia su questo tema deve ritrovare la strada smarrita. A suo modo di vedere, la responsabilità è di chi passa sottobanco le intercettazioni o del giornalista che le pubblica? Io credo che alla base ci sia un problema sociale: ormai siamo abituati a veder pubblicato il contenuto delle intercettazioni per la sola ragione che sono interessanti. In sostanza, se qualcosa che si dicono due personaggi pubblici è interessante, i giornalisti la pubblicano. Attenzione, però, c’è un equivoco: l’affievolimento del principio costituzionale di intangibilità delle comunicazioni è giustificato solo dalle esigenze di giustizia. Il che significa che l’intrusione non può essere giustificata per tratteggiare il profilo etico- morale di una persona, che non ha nulla a che vedere col processo– Come si vede, non c’è modo di far dire alla “parte lesa”, cioè l’avvocatura, che per una evidente questione di genetica il giornale scrive solo se dal Tribunale chi non deve canta. Normali, normalissime quindi le numerose sfere di cristallo dei processi Iori: il giudice italiano non è responsabile di nulla, nemmeno di quello che può fare solo lui.
Cremona 23 05 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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