Mag 20 2017

commedia in quattro atti 20 05 2017

Published by at 8:18 am under Striscia Repubblica

COMMEDIA IN QUATTRO ATTI
Ne ha una gran voglia, i suoi Editoriali della domenica sono prova evidente, ma Scalfari Eugenio Magno non si sente ancora maturo per incorniciare a futura memoria un: -Scalfari Eugenio Magno ha sempre ragione!-
Atto primo, Repubblica di oggi:
–Agli attacchi che da qualche tempo si moltiplicano nei miei confronti da parte di Vittorio Feltri sul suo giornale che si chiama “ Libero” non ho mai risposto. Si tratta di puro teppismo giornalistico che non merita né querele per diffamazione né calunnie; forse ci sarebbero gli estremi ma è tempo perso per la magistratura e per l’offeso di rivalersi contro questo ciarpame. Nessuna somiglianza con il “ Foglio” di Claudio Cerasa: sarebbe come mettere sullo stesso piano un buon giornalismo polemico con il teppismo e quindi due cose del tutto differenti. Ieri però mi ha chiamato in causa, a due giorni dal 45esimo anniversario della morte del commissario Calabresi, ricordando il manifesto pubblicato dall’Espresso nel 1971–
Il buon giornalismo, è noto, è quello che segue Repubblica; l’altro è merda berlusconiana.
Atto secondo, Repubblica di oggi:
–Nel caso in questione sento il dovere di ricordare il tema e di aggiungere qualcosa che fino ad oggi era rimasto un fatto privato, non per rispondere a lui ma per chiarire una vicenda che coinvolse in qualche modo l’Italia democratica (e anche quella antidemocratica)…… Si passò allora all’idea di stilare un documento di denuncia e di farlo circolare su tutti i giornali e le agenzie di informazione. Più avanti, era ormai il 1971 e si stava tenendo il processo per la morte di Pinelli, fu stilato un testo, fu discusso da un gruppo del quale anch’io facevo parte (ero deputato alla Camera dal 1968 e lo rimasi fino al ’72) e nel finale di quel documento c’era scritto che in attesa della fine del lavoro della magistratura, il primo atto di riparazione morale avrebbe dovuto essere l’allontanamento del commissario Calabresi dalla sua sede di lavoro. Non ricordo più tutte le firme ma ricordo che erano alcune centinaia di persone tra le quali Rossana Rossanda, Umberto Eco, e gli esponenti intellettuali di tutti quei settori che ho sopra ricordato–
Scrive perché sente il dovere, Scalfari Eugenio Magno, ma è passato del tempo e forse non riesce a trovare nel suo archivio il documento di denuncia; gli do una mano, clicco internet e appare subito.
Atto terzo, il documento:
–Il processo che doveva far luce sulla morte di Giuseppe Pinelli si è arrestato davanti alla bara del ferroviere ucciso senza colpa. Chi porta la responsabilità della sua fine, Luigi Calabresi, ha trovato nella legge la possibilità di ricusare il suo giudice. Chi doveva celebrare il giudizio, Carlo Biotti, lo ha inquinato con i meschini calcoli di un carrierismo senile. Chi aveva indossato la toga del patrocinio legale, Michele Lener, vi ha nascosto le trame di una odiosa coercizione. Oggi come ieri – quando denunciammo apertamente l’arbitrio calunnioso di un questore, Michele Guida, e l’indegna copertura concessagli dalla Procura della Repubblica, nelle persone di Giovanni Caizzi e Carlo Amati – il nostro sdegno è di chi sente spegnersi la fiducia in una giustizia che non è più tale quando non può riconoscersi in essa la coscienza dei cittadini. Per questo, per non rinunciare a tale fiducia senza la quale morrebbe ogni possibilità di convivenza civile, noi formuliamo a nostra volta un atto di ricusazione. Una ricusazione di coscienza – che non ha minor legittimità di quella di diritto – rivolta ai commissari torturatori, ai magistrati persecutori, ai giudici indegni. Noi chiediamo l’allontanamento dai loro uffici di coloro che abbiamo nominato, in quanto ricusiamo di riconoscere in loro qualsiasi rappresentanza della legge, dello Stato, dei cittadini– Semplice segnalazione all’opinione pubblica, come si vede, firmata da circa 800 sapienti del calibro intellettuale e morale del Magno. Che su Repubblica di oggi corregge la “segnalazione”: Atto quarto, perché gli italiani sappiano come mi sono ravveduto, e non per opportunismo: –Ad un certo punto Calabresi fu chiamato dal Questore il quale aveva urgente bisogno di parlargli e lo aspettava nel suo studio. Il commissario andò nella stanza del Questore mentre l’interrogatorio continuò senza di lui. Ad un certo punto Pinelli cadde dalla finestra della stanza situata al quarto piano e morì prima di arrivare in ospedale. La Polizia parlò di suicidio, la piazza di omicidio, la magistratura stabilì che era caduto per un malore–
Cremona 20 05 2017 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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