Archive for Dicembre, 2016

Dic 29 2016

altre civiltà 29 12 2016

ALTRE CIVILTA’
Già che stiamo trattando con la Turchia, vediamo di portare anche l’Egitto nell’Unione Europea. Regeni, poveretto, ha pagato carissima la sua ingenuità, ma che l’abbiano anche i nostri grandi politici è davvero incredibile: la civiltà, e lo scrivo anche dal punto di vista degli “altri”, non è eguale per tutti. Da Repubblica on line:
—Mohamed Abdallah, capo del sindacato egiziano degli ambulanti, in un’intervista all’edizione araba dell’Huffington Post, ha ammesso di essere un informatore dei servizi segreti e di aver consegnato Giulio Regeni all’Interno, cioè agli uomini che rispondono al presidente Al Sisi, perché “faceva troppe domande”….. Abdallah trova anche “illogico” e strano che uno studente di Cambridge, che conduce una ricerca sui sindacati autonomi egiziani, rivolga domande agli ambulanti sugli stessi sindacati: “E’ illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulanti se non lo fa il ministero degli Interni. Quando io l’ho segnalato ai servizi di sicurezza, facendo saltare la sua copertura, lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua”.

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Dic 29 2016

solito titolo folgorante 29 12 2016

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SOLITO TITOLO FOLGORANTE
–Capodanno. L’anno nuovo nascerà in piazza. Nei locali della città (e fuori) è tutto esaurito–
Nascerà in piazza e non da altre parti perché da altre parti l’anno nuovo è tutto esaurito; è inutile ricordare ancora una volta dove nascono i titoli capolavoro……

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Dic 29 2016

ben oltre la fede 29 12 2016

Published by under barzellette,sport

BEN OLTRE LA FEDE
Gabigol alla Gazzetta dello Sport: l’Inter è uno dei più grandi club europei!
Europa, almeno quest’anno, è la parola che ogni interista attento deve ignorare…….

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Dic 29 2016

la verità, l’aspra verità (attribuita a danton) 29 12 2016

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LA VERITA’, L’ASPRA VERITA’ (attribuita a Danton)
Border Nights-You Tube, una piccola emittente toscana, facilmente rintracciabile su internet, riporta la mia intervista del 21 ottobre 2016 sul caso Iori; qualche difetto, all’inizio manca l’audio (!), a volte le voci non sono perfette, ma credo d’esser riuscito a condensare bene ciò che scrivo da anni. Se anche voi, cari lettori, siete convinti che quel modo di far processi non riguardi solo il povero Iori, ma possa da un momento all’altro toccare noi, guardatela, diffondetela; il titolo che le han dato è:
-Il caso Iori: ergastolo con la sfera di cristallo?-

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Dic 28 2016

la legge del più forte-trecentottantaquattro 28 12 2016

Published by under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – TRECENTOTTANTAQUATTRO
E tutto questo spinge a chiederci perché giudici normali, come nel nostro caso, non giudici da copertina che di punto in bianco ritroviamo in politica, siano arrivati a conclusioni che ben pochi italiani, in cui nome si pronunciano le sentenze, accetterebbero; e quanti Iori oltre al nostro siano in carcere; ma non solo, perché giudici che nel resto della loro vita, in qualsiasi tipo di relazione, mai e poi mai ragionerebbero così, in Aula e in Camera di consiglio invece lo fanno; e questa mia certezza non aiuta a trovare una risposta. Almeno, io, non la so trovare; specie se penso al principio fondamentale del 533 del codice di procedura, che, continuo a ripetere, deve essere il messale di chi recita il processo:
“Il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio”
Rinforzato dal 530/2, nel caso il giudice sentisse dover spiegare perché, “convinto” della colpa, non ha condannato:
“Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso”
Con articoli di questo tenore, nel sistema penale italiano, al “cosiddetto errore giudiziario” bisogna dare un altro nome; quindi insisto: scarse le possibilità di errore, nel significato comune che si dà al termine; il giudice deve condannare solo quando è certo, non gli è permesso dalla legge tirare a indovinare; ma nei processi Iori, santificati dalla Cassazione, si può chiamare errore il cambio delle pastiglie in gocce senza alcuna prova che lo sostenga? si può chiamare errore l’uso che s’è fatto del Dna, che si sposta secondo comodità di sentenza? si può chiamare errore lo stabilire che Claudia ha distinto nell’insalata di riso poche gocce di Valium e quattro giorni dopo, quasi digiuna, non s’è accorta dello Xanax che l’ha stesa in pochi minuti? Tanto per citar qualcuno degli “errori” più evidenti, che per qualsiasi professionista o imprenditore soggetto al giudizio delle stesse Corti, sarebbero, ovviamente, atti di volontà diretta. E nei processi Iori, altro che indovinare; nella sentenza di primo grado, che ha raccolto tutte le “prove” usate anche nei gradi successivi, ci sono oltre trenta “forse è possibile potrebbe darsi probabile” eccetera, e il 530/2 sembra non esistere. Per la Costituzione il giudice è soggetto soltanto alla legge, e nel nostro caso è chiara; forse, nel 533, eccessiva: preso alla lettera il principio, non condanni mai, neanche in caso di confessione; che almeno vada preso, il principio, come stella polare; che avrebbe obbligato tutti i giudici del caso Iori a pronunciare, minimo, una sentenza di assoluzione in base al 530/2, la vecchia insufficienza di prove……….

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Dic 28 2016

qui pro quo 28 12 2016

QUI PRO QUO
Occhio a non scambiare i cinghiali per le nutrie: ne basta un decimo per mettere a soqquadro la Val Padana.

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Dic 28 2016

il guanto di sfida di capitan voltini 28 12 2016

IL GUANTO DI SFIDA DI CAPITAN VOLTINI
Ho “rubato” dal bollettino dei Coldiretti di Cremona; chi ha orecchie per intendere, tra agricoltori e supposti potenti, intenda……….
—Con questo Coltivatore ci congediamo dal 2016 e salutiamo l’arrivo del nuovo
anno. Un passaggio che, per tradizione, appare il più favorevole per fare il resoconto di ciò che è accaduto. Abbiamo tentato di farlo negli incontri
con i soci nelle scorse settimane. In un filmato di pochi minuti abbiamo condensato quel che è stato fatto nell’ultimo periodo. E’ tanta roba e i nostri soci se ne sono resi conto. Eppure è incredibile come la nostra gente, che sempre più si rende conto di che cos’è Coldiretti – anche nel nostro territorio – più che soffermarsi sul cosa abbiamo fatto, guarda a quel che dobbiamo fare. E’ giusto così. Il bello deve ancora venire. Perché il bello è quello che dobbiamo fare. Innanzitutto al nostro interno: migliorarci continuamente, essere capaci di rispondere sempre meglio alle richieste dei nostri soci con ancor più qualità (e ampiezza) dei servizi erogati. Insomma, la Coldiretti
resta la Coldiretti (non c’è stato nella storia un periodo così ricco di successi come quello di questi anni, forse bisognerebbe tornare alla grande riforma agraria del dopoguerra per trovare qualcosa di analogo!). Rinnovato deve essere invece il modo di rispondere ai bisogni delle nostre imprese. Il bello deve avvenire e molto si intravvede, se è vero come è vero che sono sempre più gli industriali che vogliono investire con noi sul made in Italy. Il bello deve venire perché anche a Cremona un ruolo decisivo lo vuole giocare il
Consorzio Agrario, abbandonate le vecchie logiche, senza farsi distrarre dalle
polemiche sulla Fiera. Abbiamo di meglio e di più da fare che polemizzare sul
posto che ci spetterebbe nel Cda della Fiera o sulla decisione di partecipare alla prossima edizione. Abbiamo da rendere realmente “impresa” il Consorzio Agrario, eliminando le inefficienze per investire su un nuovo modo moderno di essere vicini agli agricoltori (con i nostri professionisti nelle aziende più che con magazzini inadeguati sparsi in ogni dove), facendolo diventare una vera e proprio piattaforma di valorizzazione dei prodotti della nostra agricoltura.
Ci vogliono un cambio di rotta e persone disposte a guardare avanti con una rinnovata mentalità. Ma ritorniamo alle cose che abbiamo fatto. Sono tutte lì da vedere. Ne ricordo una, tutta condensata dentro la domanda (e la risposta) che un nostro socio ci ha posto in uno dei nostri incontri: noi
agricoltori che tasse pagheremo l’anno prossimo allo Stato? Via Imu, Irap, Irpef … che resta? Aggiungo un’altra grande cosa fatta da Coldiretti; l’accordo con Galbani e c. sul prezzo del latte che raggiungerà i 39 centesimi a marzo e aprile (circa 6 centesimi in più di quanto pagato a novembre). Più interessante è soffermarci su cosa ha consentito di raggiungere l’accordo. I motivi sono due. Innanzitutto, e finalmente, l’obbligo per gli industriali di indicare nelle etichette di latte uht e formaggi dove viene munto il latte. E poi
il fatto che alla trattativa Coldiretti si sia presentata con le deleghe dei nostri soci per firmare il prezzo e collocare il prodotto alle migliori condizioni. Un amico mi chiede perché continuo a dire che queste conquiste sono merito
di Coldiretti. C’è qualcuno che può dire il contrario? Che può dire che la battaglia sull’origine in etichetta è stata combattuta da altri? Che può smentire che oltre dieci anni fa (solo) Coldiretti diede avvio alla nostra battaglia sull’origine, andando nelle piazze d’Italia a chiedere le firme ad un milione di cittadini per presentare una proposta di legge per l’etichettatura che poi fu approvata in Parlamento. E lo fece con il consenso del popolo e i risolini degli agrari che descrivevano scenari impossibili da raggiungere. Ancora: c’è
qualcuno fuori da Coldiretti che può dire di avere chiesto (e ottenuto) la norma che ha assegnato a noi di poter rappresentare il latte alle trattative? La realtà è questa. Come ho già scritto in passato bisognerebbe domandarsi perché il Presidente del Consiglio sia venuto in Coldiretti ad annunciare i provvedimenti più attesi. La risposta? Va a dare le risposte a chi ha posto le domande! Sono convinto, e qui mi rivolgo a voi cari soci, che neanche noi siamo coscienti di cosa è accaduto e sta accadendo anche a Cremona. Di come stan cambiando profondamente le cose. Due provocazioni banali per capirci. La prima. Ci dicono: siete isolati, voi da una parte e tutti gli altri dall’altra. Poi organizziamo la Giornata del Ringraziamento di Coldiretti a Cremona, e ti rendi conto che ci son tutti: c’è il Vescovo che celebra la Messa, ci sono la politica e le istituzioni, dal Sottosegretario al Sindaco, dal Prefetto al Questore, dai rappresentanti delle forze dell’Ordine, dalla Regione alla Provincia, dall’Asl ai rappresentanti dell’economia, con il Presidente della Camera di Commercio e alcuni presidenti di organizzazioni della rappresentanza e importantissimi imprenditori di altri settori! C’è una sorta di strabismo: chi dice che siamo isolati si imbatte poi in queste presenze che a noi paiono dire il contrario. Siamo grati a queste importanti autorità e ci permettiamo di pensare che stimano Coldiretti per quella che è e per ciò che rappresenta, anche se è “fuori dal coro”. Con loro (istituzioni e loro rappresentanti) si sono già aperti grandi percorsi di collaborazione e soprattutto di azione, e questo ci riempie di orgoglio. La seconda provocazione: siamo isolati dal potere (così dice il potere) e poi ogni volta che siamo in piazza Stradivari, con i nostri banchi di Campagna Amica, è strabordante e commovente vedere quanta gente (quel popolo cui dobbiamo sempre guardare con rispetto) viene da noi. Tutto ciò ci carica di ulteriori grandi responsabilità. Ci interroga su come viviamo, noi soci, il nostro essere parte di Coldiretti. Si appartiene a qualcosa che si stima fino ad arrivare a dire “è una cosa buona per me, per la mia azienda, e quindi ci sto con convinzione e da protagonista”. Per meno di questo non vale la pena starci. Allora la scelta libera che ognuno di noi farà con il rinnovo del tesseramento per il nuovo anno sia l’occasione per rafforzare questa consapevolezza. Ma abbiamo un’altra grande responsabilità: quella verso i cittadini, i consumatori, l’Italia. La nostra altissima reputazione dipende dalla capacità di non venire mai meno all’impegno che ci siamo assunti: fare le cose bene, il cibo sano e buono, rispettare il creato. E non dimentichiamoci neppure un istante che i risultati che abbiamo ottenuto stanno senz’altro dentro la nostra capacità di proposta, ma altrettanto nella stima che la società ci assegna.
Allora temi come la lotta al caporalato, il divieto ai diserbanti che fanno male alla salute e all’ambiente, il no agli ogm, sono temi che ci devono vedere e ci vedono in prima linea. E la gente sa discernere chi sta da una parte e chi no.
Buone festività a tutti e buon anno, con un pensiero particolare ai tanti amici
colpiti dal terremoto nel centro Italia che spesso abbiamo avuto con noi in queste settimane.

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Dic 28 2016

davvero ecumenico 28 12 2016

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DAVVERO ECUMENICO
Papa Francesco: ci vuole coraggio a sposarsi per tutta la vita.

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Dic 28 2016

diciamoci tutto 28 12 2016

DICIAMOCI TUTTO
Dopo tre mesi è certo: Nolli Renzo è il presidente adatto alla Libera. Nei convegni coi soci, prima ancora glielo chiedano: la Provincia (fin che c’è, n.d.r)? sta risalendo alla grande, son due anni che chiude il bilancio in attivo; in consiglio e in comitato: se vogliamo salvare la Provincia (fin che c’è, n.d.r.) dobbiamo sfoltire la redazione.
Di sfoltire Pennadoro, il primo responsabile, Nolli Renzo non parla, anzi, vieta a se stesso fin di pensarci!

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Dic 28 2016

l’essenza della cremonesità-sessantuno 28 12 2016

L’ESSENZA DELLA CREMONESITA’ – SESSANTUNO L’ultimo Punto del 23 dicembre, dagli al gioco d’azzardo! è tutto uno spettacolo, ma nel finale Zanolli Pennadoro Vittoriano riesce nell’impresa di superare se stesso: –Divieti e limiti servono a poco, ma quanto meno indicano la pericolosità di un’attività e sottendono un giudizio morale negativo. Manteniamo almeno questa barriera e bandiamo slogan pubblicitari assurdi come ‘educare al gioco’ o ‘giocare in maniera consapevole’– Bandiamo slogan pubblicitari: ma se la Provincia fin che c’è da lui diretta è la prima a esaltare la vincita di 500 cinquecento euro in un bar di paese!
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