Dic 02 2016

la legge del più forte-trecentocinquantotto 02 12 2016

Published by at 10:56 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – TRECENTOCINQUANTOTTO
Il lettore non ha idea della fatica a completare il libro, per la rabbia che mi assale ogni pagina nel rileggere quel che ho visto, vissuto e ho in testa da ormai quattro anni, noi che ci vantiamo d’esser meglio delle Giurisdizioni del passato, o di altri Paesi d’oggi che consideriamo inferiori: gli strumenti sono diversi, ma concettualmente dov’è la differenza tra il processo concluso a lettre de cachet e quello istituzionalizzato, deve farsi così! ordina la Cassazione, che tiene per buoni gli indizi di valore possibilistico, lo fossero anche tutti, purché riescano ad essere incanalati in un’idea che li unisca, senza spiegare dove poggi quest’idea? Qualche riga tra gli scossoni della rabbia……..
—Non ho voluto caricare troppo, spero d’aver messo l’essenziale per far capire cos’è successo a chi non ha seguito le udienze e letto gli atti: le Corti d’Assise hanno condannato senza un briciolo di dubbio, senza però dimostrare come sarebbe avvenuto l’omicidio; impossibile da commettere per chiunque, viste le cause di morte indicate dall’autopsia; chi vuole, legga entrambe le motivazioni di merito, sono duecento pagine scarse. La domanda che ci facciamo in tanti: perché è successo? Da ex piccolo burocrate posso solo rispondere, dovessi rispondere in Tribunale: lo sanno i giudici. Se invece in un libro che scrivo io, ho il diritto di avventurarmi. La prima sfortuna di Maurizio Iori è l’esser capitato nell’era del femminicidio; vent’anni fa non avrebbero ordinato nemmeno l’autopsia, tanto il fatto e i contorni sono chiari, e, passata la moda, lo stesso succederà tra qualche anno. Poi ci ha messo del suo. La mattina del 21 luglio 2011, scoperti i cadaveri, la madre di Claudia Ornesi urla alla Polizia: chiamate Iori, ieri era qui a cena. Lo convocano, lui vede cos’è successo e dà per scontato il suicidio, ma non vuol far sapere alla moglie, in vacanza, che era dall’amante, ex che fosse; pensa che tutto finisca lì, nega la cena, nega addirittura d’aver comprato le bombole; bugie dalle gambe cortissime, e l’incredibile è che lo capisce lui stesso, perché dopo quattro anni sa che Claudia racconta tutto a madre e sorella, tant’è che quando si ferma a cena, è successo anche quattro giorni prima, è la madre di Claudia a preparare i piatti; ed ecco il patatrac: per investigatori prima e giudici poi, chi si permette di raccontar delle balle, a loro, figuriamoci! è degno di tutto, anche di un omicidio. Conta nulla che, a precisa domanda, dichiari Claudia non era depressa e nemmeno gli sembrasse tipo da suicidio; che racconti per filo e per segno le lamentele che Claudia gli faceva, e che i giudici poi indicheranno come movente; un assassino, profittando anche della sua qualità di medico, avrebbe detto esattamente il contrario. Il derby delle sue dichiarazioni: quelle a suo evidente favore, tutte, come non esistessero; la bugia, decisiva per il suo destino! E’ l’esaltazione della forza della parola, vera arma da guerra nel mondo civile che risolve le contese senza usare le armi classiche: in apparenza le parole han lo stesso valore, ma in guerra no, di colpo si trasformano come i pezzi degli scacchi, c’è chi resta pedone, chi invece è promosso a Re o Regina!

Cremona 02 12 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.