Set 27 2016

la legge del più forte-duecentonovantadue 27 09 2016

Published by at 6:23 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – DUECENTONOVANTADUE
La domanda che ci facciamo in tanti: perché è successo? Da ex piccolo burocrate posso solo rispondere: lo sanno i giudici; se rispondessi in Tribunale. Se invece in un libro che scrivo io, ho il diritto di avventurarmi. La prima sfortuna di Maurizio Iori è l’esser capitato nell’era del femminicidio; vent’anni fa non avrebbero ordinato nemmeno l’autopsia, tanto il fatto e i contorni sono chiari, e, passata la moda, lo stesso succederà tra qualche anno. Poi ci ha messo del suo. La mattina del 21 luglio 2011, scoperti i cadaveri, la madre di Claudia Ornesi urla alla Polizia: chiamate Iori, ieri era qui a cena. Lo convocano, lui vede cos’è successo e dà per scontato il suicidio, ma non vuol far sapere alla moglie, in vacanza, che era dall’amante, ex che fosse; pensa che tutto finisca lì, nega la cena, nega addirittura d’aver comprato le bombole; bugia dalle gambe cortissime, e l’incredibile è che lo capisce lui stesso, perché dopo quattro anni sa che Claudia si racconta tutto con la madre e la sorella, tant’è che quando si ferma a cena, è successo anche quattro giorni prima, è la madre di Claudia a preparare i piatti; ed ecco il patatrac: per investigatori prima e giudici poi, chi si permette di raccontar delle balle, a loro, figuriamoci! è degno di tutto, anche di un omicidio. Conta nulla che, a precisa domanda, dichiari Claudia non era depressa e che nemmeno gli sembrasse tipo da suicidio; che racconti per filo e per segno le lamentele che Claudia gli faceva, e che i giudici poi indicheranno come movente; un assassino, profittando anche della sua qualità di medico, avrebbe detto esattamente il contrario. Il derby delle sue dichiarazioni: quelle a suo evidente favore, come non esistessero; la bugia, decisiva per il suo destino! E’ l’esaltazione della forza della parola, vera arma da guerra nel mondo civile che risolve le contese senza usare le armi classiche: in apparenza le parole han lo stesso valore, ma in guerra no, di colpo si trasformano come i pezzi degli scacchi, c’è chi resta pedone, chi invece è promosso a Re o Regina! Adesso una scelta di atti processuali che fa capire meglio quanto la condanna, ancorché definitiva, sia basata sul quasi nulla. Da cui viene, obbligatorio, il sospetto: i giudici dei tre gradi del povero Iori sono tutti, senza eccezione, giudici normali: quanti altri processi, in Italia, sono decisi come il nostro, sul quasi nulla? Perché gli Ordini professionali degli avvocati, invece di lamentarsi di continuo ma dall’Olimpo, non fanno come me, prendono le sentenze alla Iori e le commentano in pubblico?
Cremona 27 09 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@mail.com

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