Mar 29 2016

la legge del più forte-centodieci 29 03 2016

Published by at 8:44 pm under cronaca cremonese,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – CENTODIECI
La fantasia al potere. Potrei raccontare il caso Iori in maniera ordinata, seguendo i tempi e i processi, ma gli farei perdere il carattere che lo distingue, l’esser composto da tanti quadretti gustosi, e ciascuno può tener la scena, indipendente dall’altro; e credo diversi siano nuovi, mai recitati nelle Aule giudiziarie d’Italia; nell’introduzione, quando ho accennato alla sfera di cristallo, non era una battuta di spirito mia, il giudice ha davvero scritto così: “non avendo la sfera di cristallo non è possibile indicare con precisione quale fu l’espediente usato (uno di quelli descritti, un altro ancora) per riuscire nell’intento, né è necessario.” Per scrivere la motivazione, invece di accontentarsi dei rituali 90 giorni, ne ha chiesti e ottenuti altri 90, perché impegnato nelle udienze per separazioni divorzi esecuzioni eccetera
Se uno non vuol far sapere dove realmente sia, che fa? lascia dei segni da altre parti, il cosiddetto alibi, che in genere poggia sulla testimonianza delle persone. Non sempre; qui sotto, dalla motivazione di primo grado, in risalto i pregi della moderna tecnologia:
“Iori non c’era e si era dunque recato – come da lui successivamente ammesso – senza il proprio cellulare a casa di Claudia. L’imputato ha sostenuto al riguardo che si trattò di una semplice dimenticanza del telefono. E tuttavia appare molto strano e sospetto che l’imputato dimentichi il cellulare proprio la sera in cui egli si reca da Claudia e Claudia muore. E’ pertanto altamente verosimile che non si sia trattato affatto di una dimenticanza ma un comportamento espressamente voluto da chi si accingeva a compiere un omicidio. Iori, persona di elevata istruzione e cultura, evidentemente confidava che in caso di indagini effettuate dopo la scoperta dei cadaveri, i tabulati telefonici eventualmente acquisiti dagli inquirenti avrebbero dimostrato che quella sera il suo cellulare era rimasto “agganciato” alla cella del ponte radio cui, di norma, si collegava allorquando egli conversava da via Le Murie (casa di Iori, n.d.r.) e non alla diversa cella che “copriva” le conversazioni che avvenivano in Via Dogali (casa di Claudia, n.d.r.), alquanto distante ( km 1,8) da via Le Murie.
Iori lasciò volutamente il cellulare al piano superiore del suo appartamento: egli sapeva che in quella zona della casa vi è sufficiente copertura radio (il c.d. “campo”) e che pertanto l’apparecchio, in caso di chiamate sarebbe rimasto “agganciato” alle celle dei ponti radio ripetitori (non vi era copertura invece nella stanza da letto). Il cellulare, in definitiva, costituiva parte integrante del suo programmato alibi. Non volendo coinvolgere terze persone prezzolate ( che potevano ricattarlo) e non volendo neppure coinvolgere la moglie ( tanto che l’azione avvenne a casa libera, approfittando della sua assenza per le vacanze) la versione migliore, in caso di domande degli inquirenti sarebbe stata quella di dire che egli era rimasto la sera a casa ed il telefono lasciato in casa da un lato evitava l’aggancio, in caso di chiamate, alla diversa cella che egli pensava operasse per le telefonate percepite in Via Dogali, e dall’altro confermava in caso di chiamate pervenute in via Le Murie che egli effettivamente stava lì, in quanto dove c’è il telefono c’è, di solito, anche il proprietario. La mancata risposta alle eventuali telefonate pervenute in Via le Murie poteva essere facilmente giustificata nel trovarsi in altra stanza rispetto al telefono o nella modalità “silenzioso” in cui si trovava inavvertitamente il cellulare.

Cremona 29 03 2016 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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