Lug 29 2015

j’accuse-cinquecentocinquantacinque 29 07 2015

Published by at 4:03 pm under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – CINQUECENTOCINQUANTACINQUE
Processi strani quelli a Maurizio Iori. Anni fa si esagerava: la sentenza è fonte di verità. Poi, non so se per vergogna o naturale sviluppo intellettual/culturale, si aggiunse: fonte di verità processuale. Che ha una sua dignità: su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Troppo restrittivo anche questo principio, per certi signori in toga forte e giusta, di conseguenza altra aggiunta: ma il giudice può sempre decidere alla sua maniera, tanto per il sistema dei pesi e contrappesi, se la sua decisione non fosse esatta, il collega di ricorso la modifica. Salvo, mi scusi monsieur De La Palissse, non sia l’ultimo della breve catena. Per finirla, somiglierà un poco alle famigerate lettres de cachet, ma il giudice italiano può decidere come vuole, basta annerisca qualche riga sotto il dispositivo.
Il dottor Gip di Crema, che non ha mai visto una volta in vita sua Maurizio Iori, se non per strada come può succedere abitando nella stessa piccola città, ha preso su di lui notizie dalla ex moglie divorziata e dai parenti della defunta Claudia Ornesi, rancorosi, per ovvi motivi; ecco come lo descrive, quando ne autorizza l’arresto:
“Il duplice omicidio è stato consumato servendosi di mezzi insidiosi (recanti cioè in sé un pericolo nascosto tale da sorprendere l’attenzione delle vittime e rendere alle stesse impossibile la difesa): farmaci e gas, che possono essere facilmente reperiti dall’indagato e riutilizzati, di sicuro valore sintomatico della freddezza d’animo, dell’estrema crudeltà (da alcune persone che ben lo conoscono lo Iori, come si apprende dalle intercettazioni telefoniche, è stato qualificato un diavolo o un mostro, e alla povera Ornesi Claudia, secondo quanto ha riferito la sorella, nel periodo in cui insisteva con lei perché facesse l’aborto era giunto a proferire frasi come: “Faccio e distruggo. Ho il pieno controllo di tutti i problemi. Pensa che io e mia moglie abbiamo perfino fatto dei corsi e dei master di autocontrollo. Io ho una reputazione da salvare. Non posso traumatizzare i miei figli che devo preservare. Tu non puoi sapere quello che io riesco a fare. Ho sempre vinto nella mia vita. Sono diabolico.” Ed altre dello stesso tenore), della premeditata e ferma volontà dell’aggressore di sopprimere le vittime e particolarmente indicativi della concreta pericolosità sociale dell’indagato. La particolare intensità della volontà di sopprimere le vittime inermi, spinto da un probabile movente che, in ogni caso, non può ritenersi adeguato e proporzionato rispetto all’azione compiuta, è sintomatica di una personalità di bassissimo o nullo spessore morale e umano, cinica fino a farsene un vanto, totalmente sprezzante dei valori morali condivisi nel nostro vivere civile, quasi atteggiantesi a superuomo nietzschiano, vale a dire “al di là del bene e del male”, in cui il delitto, la fredda soppressione di propri simili (addirittura nati dalla propria carne) non è un’evenienza eccezionale e correlata a determinate contingenze, ma una possibilità che può insorgere e trovare attuazione in ogni momento, quando vi sia da affermare la propria supponente volontà e disimpacciarsi da situazioni che siano di ostacolo alla propria affermazione personale o al proprio ordine di vita eletto, costi quel che costi, in totale assenza di freni inibitori. E’ quindi concretamente possibile che, nonostante l’apparente normalità e ostentata e vantata capacità di controllo dell’indagato, egli possa determinarsi a nuove azioni violente e la pendenza del procedimento penale a suo carico non può che costituire un ulteriore elemento di stimolo dannoso.”
Stop. Il processo concreto, come la costruzione della casa, non l’intellettuale che durerà quanto il genere umano, ha un obiettivo essenziale: la fine, che in termini giuridici si chiama il giudicato. Però tutti i processi concreti devono finire seguendo le proprie regole. La descrizione sopra del dottor Gip si basa esclusivamente sulle parole di nemici conclamati di Iori, ma, anche se a volte il caso incontra la verità prima dello studio, qui abbiamo la prova del nove: Iori, che secondo la certezza del dottor Gip, è un mostro degno di tutto, pur di raggiungere i suoi fini, al momento dei fatti ha 49 anni, è affermato professionista, di fatto sposato due volte e vari figli: possibile abbia aspettato tanto per far emergere la sua vera natura, da che nella sua vita non risulta nulla di simile ai fatti che gli imputano oggi?
In più, un giudizio professionale; in carcere a Cremona Iori è esaminato dallo psicologo, che lo giudica normale con aggressività vicina allo zero: e allora, esistesse davvero nel sistema processuale italiano il principio dei contrappesi, che risponderebbe, interrogato a sua volta, il dottor Gip?

Ceriana 29 07 2015 www.flaminiocozzaglio.info

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