Mag 29 2015

al cuore 29 05 2015

Published by at 1:49 pm under cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

AL CUORE
Dal Corriere di ieri:
“Quel giorno, fra i pini abruzzesi di Ripe di Civitella, Salvatore Parolisi colpì sua moglie Melania 35 volte e la lasciò agonizzante nel boschetto. Fu ‘delitto d’impeto’, fu ‘furia omicida’, fu ‘parossistico furore’. Ma non fu crudeltà, ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Perugia. Scelta in linea con i rilievi fatti lo scorso anno dalla Cassazione che, confermando la responsabilità di Parolisi, aveva chiesto di rideterminare la condanna sulla base di una considerazione che appare sorprendente: ‘la mera reiterazione dei colpi inferti non può determinare la sussistenza dell’aggravante dell’aver agito con crudeltà’. Domanda: possibile che non ci sia crudeltà in 35 coltellate? I supremi giudici la spiegano tecnicamente così: sì, se tale azione non eccede i limiti connaturali rispetto all’evento preso di mira….non esiste cioè un limite numerico di colpi oltre il quale l’omicidio può dirsi aggravato dalla crudeltà, essendo necessario l’esame delle modalità complessive….”
Tecnicamente, Parolisi avrebbe lasciato morire dissanguata la povera Melania, moglie, e madre di sua figlia………
Anche voi, cari lettori, spero siate presi come me da una forma di asfissia a leggere un passo del genere. Ma ritempriamoci, ci sono anche altri giudici:
“In sostanza quindi Fogliazza non accusa esplicitamente Protti di aver partecipato alla strage o a violenze durante rastrellamenti ma “accosta” la sua presenza a quello che era avvenuto in quei giorni nella valle1, traendone argomenti per attaccare duramente la decisione del Consiglio comunale. Non vi sono offese dirette alla persona e più che altro si legge nell’intervento l’espressione di un forte dissenso politico ed ideologico, certamente legato, sul piano personale, anche al ruolo ricoperto dal padre in quel periodo e proprio nella zona toccata dalla strage. Ne consegue che in relazione alla sua posizione deve essere accolta la richiesta di archiviazione presentata dal Pubblico Ministero tenuto anche conto che le indagini svolte hanno comunque consentito di offrire a tutti una maggiore chiarezza sui fatti sui quali si è tanto dibattuto.
Del tutto diversa è la posizione di Paolo Zignani in relazione all’articolo a sua firma apparso il 6 maggio 2012 sul sito Quaderni Corsari e la richiesta di archiviazione nei suoi confronti presentata dal Pubblico Ministero è tutt’altro che convincente. In tale breve articolo, che pur non contiene riferimenti alla strage del colle del Lys ma solo genericamente a “rastrellamenti”, il “combattente fascista Aldo Protti” è riportato alla categoria dei “delinquenti”, definito “ un vigliacco che ha nascosto il suo passato” e “una carogna di guerra”. Si tratta all’evidenza di pure e semplici contumelie, solo “alleggerite” in un paio di passaggi dall’espediente giornalistico della domanda retorica, che appaiono rappresentare una gratuita offesa all’uomo e travalicare il limite della continenza che qualsiasi critica deve rispettare e che sono in più aggravate dalla diffusività del mezzo usato. In relazione ai contenuti dell’articolo di Paolo Zignani non vi sono altre indagini da svolgere e di conseguenza deve essere ordinata al Pubblico Ministero la formulazione dell’imputazione per il reato di diffamazione in danno di Aldo Protti.”——————-
Esser processati non è mai un piacere, ma capitasse, meglio i giudici là in alto, Cassazione compresa, o il nostro Guido Salvini, sotto, che purtroppo ci ha lasciati per tornare a Milano? Domanda superflua, immagino…..

Cremona 29 05 2015 www.flaminiocozzaglio.info

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