Ago 21 2011

al presidente 21 08 2011

Published by at 8:34 am under cronaca nazionale

SIGNOR PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Signor Presidente, le unisco la lettera del deputato Luciano Pizzetti, del Partito Democratico, eletto a Cremona nel 2008, pubblicata l’undici agosto, oltre che sul sito del partito, sulla Provincia, il quotidiano più venduto della città.
Non mi interessa in questo momento controllare e dibattere quanto il Pizzetti sostiene nella lunghissima lettera: sono essenzialmente due i punti su cui è inutile chiedere spiegazioni, tanto è chiaro il loro significato.
a) il netto che mi resta del compenso è di 5500 euro per dodici mensilità. Poco meno del salario di un bergamino, per stare nella cremonesità.
b) si rendano pubblici gli stipendi reali di tutti i percettori di reddito da società e imprese che a qualunque titolo godono di una pubblica contribuzione.
In altra sede scriverò del fastidio che mi danno le due affermazioni.
Ora, Signor Presidente, vorrei solo chiederle se ritiene compatibile con la dignità della Camera quanto diffuso dal Pizzetti, e se intende prendere provvedimenti, dato che il Suo silenzio sarebbe da considerare tacita approvazione.

Cremona 21 08 2011 Flaminio Cozzaglio, 26100 Cr, via Fontana 16

Gentile direttore,
nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica ha positivamente bloccato l’adeguamento della propria indennità. Ha avuto l’onore delle prime pagine nel plauso generale per il segnale che dava riducendo i costi della politica. La Camera nel 2006 ha opportunamente ridotto del 10% l’indennità dei Deputati; nel 2007 ha, altrettanto opportunamente e per tempo, bloccato l’adeguamento dell’indennità. Ciò è avvenuto nella totale mancanza di considerazione. Di più. Da gennaio di quest’anno la Camera ha ridotto di mille euro il compenso dei Deputati, eppure circola in abbondanza su giornali e siti l’esatto opposto.
Cosa voglio dire? Semplicemente che ben più dei costi della politica, conta la grave perdita di autorevolezza della politica, talmente grave da consentire che la menzogna possa apparire verità. E’ la grande questione da mettere a fuoco. La Politica come Dovere di Cittadinanza, il Potere a servizio del Bene Comune. Restituendo innanzi tutto lo scettro al principe nella scelta degli eletti. Regolando per legge la vita interna dei partiti, condizionando il finanziamento pubblico al rispetto della stessa, sottoponendo i bilanci al controllo di Società indipendenti di revisione (il Pd mi risulta sia l’unico partito a farlo). Riducendo il numero dei parlamentari nel superamento del bicameralismo. Sopprimendo le Province sotto i 500mila abitanti. Sono firmatario di proposte di legge che si prefiggono questi obiettivi. Temi da troppo tempo annunciati e mai attuati? Verissimo! C’è però una novità, per quanto non positiva, che ora obbliga a procedere in quel senso senza indugi: l’estrema gravità della crisi. Per la prima volta s’intrecciano crisi economica, crisi sociale, crisi politica, crisi istituzionale, crisi della rappresentanza. Insomma, un vero e proprio rischio di default democratico. Dunque, altra via alla responsabilità nazionale per la politica non c’è che quella dell’autoriforma. Ciò detto in premessa, mi pare che il modo migliore per rispondere alle critiche, a quelle giuste e a quelle sbagliate, sia la testimonianza pubblica dell’impegno. Il mio lavoro parlamentare settimanale si articola in questo modo: il Lunedì lo dedico a Cremona per incontri e riunioni sul territorio, compresa la sera se richiesto, tranne quando devo intervenire in Aula nel merito di provvedimenti che ho seguito per competenza di Commissione; il Martedì parto per Romaalle 5 o alle 6, arrivo alla Camera e istruisco le pratiche che mi competono, dalle 13 alle 14.30 si riuniscono le Commissioni di cui faccio parte, dalle 15 alle 20 c’è Aula, dopo cena a volte torno in ufficio sino alle 23; il Mercoledì c’è Aula dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 15 alle 20, dalle 14 alle 16 si riuniscono le Commissioni, la sera è come la precedente; il Giovedì c’è Aula dalle 9.30 alle 13.30, dalle 14 si riuniscono le Commissioni; il Venerdì lo dedico agli incontri cremonesi, lombardi, nazionali e allo studio delle pratiche della settimana successiva; il Sabato e la Domenica sono a disposizione per iniziative di partito, di associazioni, istituzionali. Questa è la settimana tipo. Poi, a volte, l’Aula finisce Mercoledì sera perché il Governo non presenta provvedimenti o il Venerdì mattina se ve ne sono di non conclusi, ma il lavoro delle Commissioni non viene mai meno. Il lavoro non è solo quello che appare dalle sedute d’Aula,maquello delle Commissioni, quello istruttorio che richiede incontri, ricerche e studio. L’elenco delle questioni nazionali e locali di cui mi sono occupato in Parlamento è corposo e la stampa ne ha spesso data notizia. Vengo al compenso. Quello lordo globale è di 20.487 Euro. Quello del mio collega francese è di 23.067 Euro. Quello del collega tedesco è di 27.364. Quello del collega inglese è di 21.090. Quello del collega parlamentare europeo è di 34.751 Euro. Viaggio a carico dello Stato su aerei e treni, ovviamente per impegni istituzionali, non per scopi privati.
La tessera autostradale la uso quasi esclusivamente nella tratta Cremona- barriera Milano. Tutto ciò è ovviamente documentato. Detratte le contribuzioni previdenziale e sanitaria, il prelievo fiscale e assicurativo, le spese di trasporto rimanenti e quelle telefoniche, di vitto e alloggio, generali e di rappresentanza connesse al ruolo, di segreteria che io verso al Pd in misura maggiore a quanto percepito rinunciando a collaboratori diretti, il netto che mi resta è di 5.500 Euro circa per 12 mensilità. Molto? Sì! Ma davvero tanto esagerato considerata la funzione, sottoposta sì al dileggio ma pur sempre di rilevante responsabilità? L’equivalente dello stipendio di un medio dirigente pubblico o privato. Poco meno del salario di un bergamino, per stare nella cremonesità. Molto più di quello di un operaio, un impiegato, un infermiere. Ben sopra la media sociale, molto sotto la soglia del privilegio. Parecchio meno di tanti compensi ben più consistenti di numerose categorie lavorative che però non indignano quasi nessuno. Non usufruisco di nessun benefit. Il mitico ristorante della Camera è una mensa aziendale di medio livello con in più il servizio al tavolo. All’altrettanto mitica buvette i prezzi praticati sono quelli di numerosi bar romani. Di auto blu non ne dispongo e, ovviamente, neppure dell’autista. Il barbiere mi costa meno aCremona che alla Camera. Contrariamente a quanto si pensa pago cinema, teatro e ogni servizio. Non ho a disposizione nessuna piscina o palestra. Checché si dica pagherò anche la bara, spero il più tardi possibile. Non usufruisco di cliniche particolari ma faccio le mie belle code in ospedale come tutti. L’assicurazione sanitaria, simile a quella di molte altre categorie, è in attivo e la pago. Non godo di nessun trattamento di favore, né diretto né indiretto. I privilegi che c’erano nella primaRepubblica, davvero sgradevoli e di casta, io non li ho visti mai. Così com’è giustamente probabile che non vedrò mai il vitalizio restante. Ho parlato di me ma molta parte dei Parlamentari che conosco è nella mia stessa condizione. Per inciso, sono tra i 36 Deputati che per trasparenza hanno reso pubblica, online, la propria situazione patrimoniale e la dichiarazione dei redditi. Spero lo facciano tutti. Ho sempre rispettato il limite dei due mandati. Allora non c’è nulla su cui intervenire? Tutt’altro! Oltre a quanto richiamato più sopra, si deve cambiare il Regolamento della Camera per rendere ben più produttivo il nostro lavoro, operando meno nella dispersione dell’Aula e più nella concretezza delle Commissioni. Si deve sopprimere, e verrà soppresso, l’anacronistico istituto dei vitalizi, pur già ampiamente riformato e ridotto, sostituendolo con la corretta contribuzione Inps. Si deve esercitare un prelievo aggiuntivo a chi gode già del vitalizio. Si devono certificare con più chiarezza le spese di segreteria e di viaggio per ovviare a distorsioni ed usi impropri che purtroppo ci sono. Si devono eliminare macchine di servizio personali e indennità aggiuntive a chi ricopre cariche, eccezion fatta per i Presidenti e i Segretari generali di Camera e Senato. Occorre affermare l’incompatibilità tra cariche pubbliche. Occorre impedire che il Parlamentare eserciti contemporaneamente altre professioni. Occorre razionalizzare le spese ordinarie e per immobili. Ealtro ancora. Insomma, regoliamo davvero il tutto sulla media europea, con l’aggiunta di un’ulteriore compartecipazione considerata la gravità della crisi. Questo deve fare il Parlamento per combattere l’antipolitica e restituire alla Politica l’autorevolezza e la dignità perdute, abbattendo la percezione del privilegio e della casta. Molto è stato fatto e molto resta da fare. Le altre Istituzioni facciano altrettanto e anche i rappresentanti di categorie tanto prodighi di lezioni moralizzatrici quanto ipocritamente reticenti nei comportamenti. Faccio una proposta: si rendano pubblici gli stipendi reali di tutti i percettori di reddito da società e imprese che a qualunque titolo godono di una pubblica contribuzione. Sarebbe un modo semplice e trasparente per snidare le tante caste che predicano bene e razzolano male.
Luciano Pizzetti
(deputato del Pd, Cremona)

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