Dic 19 2010

mia figlia è una precaria 19 12 2010

Published by at 12:12 am under Politica nazionale,Pubblica Amm.ne

MIA FIGLIA E’ UNA PRECARIA

Ha trent’anni e nessun sogno . Succo della lettera di una madre al Corrierone , un tempo giornale della borghesia colta di Milano , da anni rifugiato sotto le comode ali della sinistra . E via il solito blablaterio sugli errori commessi dai governi , dirigenti , parti sociali etc , mai noi .
Gli ultimi anni di lavoro , ogni volta che i colleghi (ero all’Inps) facevano lo sciopero dei sindacati confederali , sempre di venerdì per allungare al modico prezzo di cento euro il fine settimana , contro la proposta del Governo di portare l’età pensionabile , che so , da 54 anni a 55 e due mesi , dicevo e scrivevo : guardate che la pensione , come gli altri interventi sul lavoro , è anzitutto , per poter esistere , un fatto contabile . Coi vostri scioperi prima o poi una generazione perde tutto . Non sono un genio : bastava contare .
La madre e il padre della trentenne , prima di prendersela con il mondo , si mettano davanti allo specchio .

Cremona 19 12 2010 www.flaminiocozzaglio.info

2 responses so far

2 Responses to “mia figlia è una precaria 19 12 2010”

  1. Danielaon 19 Dic 2010 at 12:34 am

    D’accordo, essere precari non è bello: se uno vuole comprarsi casa, farsi una famiglia ha delle incertezze, lo capisco.
    Ma oltre che adattarsi a fare più tipi di lavori, i disoccupati (non parlo dei precari che magari già lo fanno) si devono adattare anche ai vari tipi di contratti tipo co.co.co., tempo determinato e riconfermati non so quante volte, ma mai assunti fissi, ecc.
    E’ inutile che i sinistri protestino contro questi contratti: secondo me è meglio essere precari e avere un contratto non fisso che essere disoccupati del tutto; anche essere confermata con contratti a termine per un sacco di volte mi va benissimo…invece i comunisti nell’ultimo governo Prodi volevano cambiare questo; non si poteva rinnovare il contratto per più di una volta, ok, loro credevano di pensare ai lavoratori, ma lascio la mia opinione di lavoratrice non fissa: se al temine del contratto il datore di lavoro ha ancora bisogno di me, anche se mi aveva già rinnovato il contratto una volta, secondo i sinistri mi deve assumere fissa. Ma se il datore non è certo di avere lavoro per me per gli anni a venire si vede costretto a lasciarmi a casa, quando ancora ha bisogno; senza la legge dei sinistri il datore di lavoro mi può riconfermare magari per l’ennesima volta: lui ha necessità e io sono contenta, almeno ho la possibilità di lavorare ancora un po’.
    Certo che non avere un lavoro a tempo indeterminato dà un senso magari di incertezza per il futuro, ma la disoccupazione è molto peggio di qualsiasi contratto a temine o di altro genere (l’importante è avere un contratto e, possibilmente, non essere in nero).

  2. Danielaon 20 Dic 2010 at 10:38 pm

    Sulle frasi “il lavoro nobilita l’uomo”e “il lavoro rende liberi” tendo ad essere parecchio d’accordo, anche se la seconda richiama fatti tristi della storia (per via di un cartello fuori da un campo di concentramento), come significato in sé per me è giusto…d’altronde la disoccupazione non nobilita affatto e certo non rende liberi.
    Se ci sono certe frasi o altro che richiamano un certo periodo storico (in quel caso era sbagliato il contesto della stessa), questo non vuol dire, ripeto, che quelle frasi siano sbagliate.
    Vado fuori tema ancora una volta: potrei dire la stessa cosa per il Patriottismo o il nazionalismo; richiamano, penso, il ventennio fascista ma, a parte che il Patriottismo è nato, secondo me, nel Risorgimento (periodo storico per me fantastico), anche il nazionalismo, se non è esasperato (cioé se non ci si considera popolo superiore agli altri), è una bella cosa, soprattutto in questi anni di globalizzazione.

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